PERIODICO A CARATTERE SCIENTIFICO DI MEDICINA E TERAPIA ESTETICA
Le cause dell’invecchiamento e le cure anti aging e anti stress
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prof vincenzo varlaro ph insertProf. Dr. Vincenzo Varlaro
Docente di Medicina Estetica nel Master Internazionale Biennale di II livello di Medicina Estetica e Terapia Estetica dell’Università di Camerino

biostimolazione 275 pxLa biostimolazione cellulare cutanea mediante glucosamina solfato consiste nella iniezione distrettuale (viso, collo, decolleté, dorso delle mani, cuoio capelluto) di tale molecola: farmaco della F.U. (Farmacopea Ufficiale). La glucosamina venne identificata per la prima volta nel 1876 da G. Ledderhose ma la sua stereochimica fu definita nel 1939 da W. Haworth. È prodotta dall’idrolisi dei gusci di alcuni crostacei. L’utilizzo della glucosamina solfato nel mondo della Medicina Estetica risale al 1995 (Varlaro e al.).È un aminozucchero naturalmente presente nell’organismo sotto forma di glucosamina fosfato (glucosamina 6-P). La sua biosintesi è realizzata dai fibroblasti e dai condrociti a partire dal glucosio (Fig. 1).


Per intervento di una glucochinasi (esochinasi) il glucosio è fosforilato (a spese dell’ATP) a glucosio-6-fosfato (G-6-P).
Dal glucosio-6-fosfato (G-6-P), per intervento di un’isomerasi (fosfoglucoisomerasi), si forma il fruttosio-6-fosfato (F-6-P) che va incontro ad aminazione (reazione catalizzata dall’enzima transaminidasi) con la glutamina che funge da donatore di aminogruppi ed energia.
Si forma, così, la glucosamina-6-fosfato che, per intervento dell’enzima glucosamina-6-fosfato-acetilasi, va incontro ad acetilazioneformandosi N-Acetil-glucosamina-6-fosfato che, per intervento di una mutasi è trasformata in N-Acetil-2glucosamina-1-fosfato. Dalla N-Acetil-glucosamina-1-fosfato, per azione dell’enzima N-Acetil-fosforilasi, si forma N-acetil-glucosamina.
Dalla N-acetil-glucosamina hanno origine jaluronato, cheratan-solfato, eparansolfato. Sempre dalla N-acetil-glucosamina, per intervento dell’enzima N-acetil-glucosamina-4-epimerasi, si forma N-acetil-galattosamina da cui si ottengono condroitin-4-solfato, condroitin-6-solfato, dermatan-solfato.

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I glucosaminoglicani (GAG) sono costituiti da unità disaccaridiche che possono formare lunghe catene molecolari

I GAG sono classificati secondo la presenza o meno di gruppi solfato in GAG solforati (GAGs) e GAG asolforati (GAG). Nel derma e a livello cartilagineo svolgono funzioni essenziali. Per la loro elettronegatività i GAG fissano i cationi per cui:
 Contribuiscono a ottimizzare la viscosità del tessuto connettivo alla base del turgore dermico;
 Regolano il microcircolo comportandosi come una resina scambiatrice di ioni;
 Stabiliscono rapporti con le proteine fibrose (elettropositive);
 Contrastano le cariche positive degli enzimi litici (elastasi, proteasi, jaluronidasi, glucuronidasi);
 Si solvatano con l’acqua.
I GAG, legandosi alle proteine fibrose, danno luogo alla formazione di complessi macromolecolari ad alto P.M. definite proteoglicani (PG).
I PG sono costituiti da un core proteico cui si legano una o più catene di GAG.
Nel derma giovane vi è una maggiore presenza di condroitin-4-solfato e condroitin-6-solfato mentre nel derma dell’adulto predominano il dermatansolfato e l’acido jaluronico. I GAG tipici della pelle (jaluronato e dermatan-solfato) sono concentrati nel tessuto connettivo dermico. Il PM alto, la ionicità (la carica elettronegativa svolge una funzione di captazione ionica nei riguardi dei cationi), la capacità di solvatarsi con l’acqua di tali molecole sono tutte proprietà importanti per una corretta strutturazione e fisiologia del microcircolo del derma. I metaboliti nel microcircolo devono per forza di cose attraversare il gel mucopolisaccaridico che realizza un vero effetto filtrante.
L’intrinsic aging e l’extrinsic aging registrano, a livello dermico una diminuzione del pool dei GAG, soprattutto dell’acido jaluronico.
Con l’invecchiamento cutaneo avviene un depauperamento del derma in acido jaluronico: sia per compromissione della sua biosintesi, sia per un aumento del suo catabolismo operato dagli enzimi jaluronidasi. La compromissione della biosintesi dell’acido jaluronico si realizza per una riduzione dell’attività di un enzima: la transaminidasi. La riduzione dell’attività di tale enzima (enzima ormone-dipendente) si accentua con l’età per la riduzione della produzione degli estrogeni e degli androgeni. Si verifica una crisi metabolica: il F-6-P non è trasformato in glucosamina-6-P per cui si riduce il pool dermico in acido jaluronico.
Il deficit di attività della transaminidasi è differente com’è variabile il deficit degli effetti ormonali nelle singole persone.
Con il depauperamento del pool dermico dei GAG si alterano quelli che sono i garanti della isoionia, della isotonia, della isosmia della sostanza fondamentale.
Si altera quel filtro molecolare che la sostanza fondamentale assicura tra i capillari, i vasi linfatici e le cellule con una rete di GAG e PG nella quale sono incluse glicoproteine strutturali quali collagene, elastina, fibronectina, lamina e neurofibrille vegetative. Con la riduzione dei GAG e dei PG aumenta la perdita di acqua e si determinano dissonanze nella regolazione degli ioni nella sostanza fondamentale con inevitabili sconnessioni delle glicoproteine strutturali e intrecci che compromettono l’effetto filtrante e facilitano l’accumulo di sedimenti che, a loro volta compromettono la fisiologia del microcircolo interferendo, con pressione colloido-osmotica interstiziale. L’accumulo di sedimenti determina una glicosilazione non enzimatica delle proteine e un conseguente ipercatabolismo proteico con interessamento del collagene, dell’elastina. Con il depauperamento in GAG, l’involuzione della sostanza fondamentale è ulteriormente facilitata per l’amplificazione dell’attività degli enzimi litici. Con la degradazione della sostanza fondamentale è crescente l’ipossia dei tessuti per cui, a livello dermico, la via glicolitica ossidativa aerobia (ad alta produzione energetica), per la ridotta biodisponibilità di ossigeno, è deviata verso la via glicolitica anaerobia (a bassa produzione energetica) con effetti negativi sull’attività mitotica cellulare che è rallentata per la ridotta biodisponibilità di ATP. E poiché l’ATP è il carburante utilizzato dalle cellule, quello che capita ai fibroblasti, ai melanociti, alle cellule di Langerhans, alle cellule dello strato basale dell’epidermide è simile a quello che accade a un’auto che rimane senza benzina. Poca ATP significa riduzione della capacità mitotica e anabolica delle cellule.
La diminuzione del contenuto totale dei PG nel tessuto connettivo non è legata solo alla riduzione dei GAG ma anche alla riduzione del core proteico che subisce modifiche proteolitiche.
La glucosamina 6-solfato (Dona® fiale) è strutturalmente simile a quella fosfato presente nell’organismo con la sola differenza del gruppo solfato al posto del gruppo fosfato

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Figura 3 Glucosamina 6-Solfato: struttura molecolare
La glucosamina solfato è utilizzata nell’invecchiamento cutaneo perché:
 Ottimizza la biosintesi dell’acido jaluronico e di altri GAG: è fornito ai fibroblasti un substrato che permette di by-passare la crisi metabolica legata alla ridotta attività dell’enzima transaminidasi;
 Ottimizza la fisiologia del microcircolo e di conseguenza, il metabolismo cellulare anabolico (biosintesi del collagene,…) e il metabolismo glicolitico aerobio (ad alta produzione energetica) del derma;
 Migliora il contenuto idrico della pelle: i GAG hanno la capacità di solvatarsi con l’acqua (idratazione attiva);
 Inibisce la produzione dei radicali liberi dell’ossigeno;
 
 Inibisce la produzione di nitrossido di azoto (NO) che, insieme all’anione superossido determinano una deplezione del pool dei tioli creando un ambiente cellulare favorevole alla formazione dei radicali idrossilici;
 Migliora il contenuto idrico della pelle per la sua capacità di legare l’acqua (idratazione passiva).
Gli effetti collaterali della glucosamina solfato somministrata per via sottocutanea possono riguardare il principio attivo, lo strumentario utilizzato, la tecnica di somministrazione. Per quanto concerne gli effetti collaterali relativi al principio attivo occorre rilevare che la glucosamina solfato è una molecola esogena che ha delle peculiarità:
 È piccola (PM=179);
 È simile a quella naturalmente presente nell’organismo.
Per tali ragioni i problemi di ordine allergico che si possono verificare, sono da imputare esclusivamente alla lidocaina cloridrato presente nel preparato commerciale. È imperativo, quindi, prima di iniziare un trattamento con glucosamina solfato per via iniettiva, fare un’attenta anamnesi farmacologica per accertare la presenza o meno di un’allergia alla lidocaina. Altri effetti collaterali che si possono verificare sono legati allo strumentario e alla tecnica di somministrazione del principio attivo: ecchimosi, dolore fugace. Tra le controindicazioni alcune sono assolute: l’ipersensibilità alla lidocaina, alla glucosamina solfato, altre relative: le piastrinopenie, le piastrinopatie, le infezioni delle aree da trattare, la terapia con antiaggreganti piastrinici (acido acetilsalicilico, ticlopidina,...), con anticoagulanti orali (dicumarolo,...), con inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (fluoxetina, paroxetina, sertralina,...).
Il protocollo terapeutico prevede la somministrazione distrettuale di una soluzione a base di glucosamina 6-solfato e sodio bicarbonato 10 mEq/10 ml (Fig. 4).
Glucosamina solfato 400 mg (Dona® fiale) 3 ml
Sodio Bicarbonato® 10 mEq/10 ml fiale 0.5 ml

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Nei pazienti con una bassa soglia di percezione del dolore il protocollo terapeutico prevede la somministrazione distrettuale di una soluzione a base di glucosamina 6-solfato, sodio bicarbonato 10 mEq/10 ml, lidocaina 2% (Fig. 5).
Glucosamina solfato 400 mg (Dona® fiale) 3 ml
Sodio Bicarbonato® 10 mEq/10 ml fiale 0.5 ml
Lidocaina® 2% fiale 10 ml 0.5 ml
 
Gli effetti clinici sono costituiti da una minore evidenza della tramatura delle piccole rughe, da una maggiore luminosità e da un migliore turgore della pelle (Figg. 6, 7, 8, 9, 10, 11).
Figura 6 Basale (sx), dopo tre trattamenti (dx)
Figura 7 Basale (sx), dopo tre trattamenti (dx)

 

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Figura 8 Basale (sx), dopo tre trattamenti (dx) (Cortesia dott.ssa Paola Paesani)
Figura 9 Basale (sx), dopo tre trattamenti (dx)

 

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Figura 10 Basale (sx), dopo tre trattamenti (dx)

Figura 11 Basale (sx), dopo tre trattamenti (dx)

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La tecnica iniettiva è di facile esecuzione (Figg. 12, 13, 14).
 
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La tecnica iniettiva è lineare e a rilascio retrogrado sul viso e sulle mani e a ponfi sul collo e sul decolleté.
Tale soluzione terapeutica iniettiva distrettuale è complementare ad altri tipi di biostimolazione cellulare cutanea come quelle realizzabili mediante polidesossiribonucleotide (PDRN), Platelets-Rich Plasma (PRP), radiofrequenza, carbossiterapia, peeling chimici.
La biostimolazione cellulare cutanea con glucosamina solfato nei soggetti giovani è da preferire sempre a quella con acido jaluronico esogeno non reticolato.
Iniettando acido jaluronico esogeno non reticolato anziché stimolare il fibroblasta a produrre acido jaluronico endogeno si fornisce un prodotto terminale del processo anabolico del fibroblasta che probabilmente realizza un feed-back negativo sul fibroblasta (bioinibizione cellulare) riducendone i processi biosintetici. Il fibroblasta diventa pigro.
Inoltre, l’abbondanza di acido jaluronico nel periodo post-impianto porta all’iperattivazione di proteine specializzate nella degradazione (jaluronidasi) di tale molecola che potrebbero mantenersi attive anche in assenza di acido jaluronico esogeno con conseguenti danni al pool dell’acido jaluronico endogeno.
Insomma, la pelle pur apparendo esteticamente in buona salute, a livello dermico patisce una bioinibizione cellulare e probabilmente, un’amplificazione dell’attività delle jaluronidasi con conseguente depauperamento del pool endogeno in acido jaluronico.
Per questa ragione, nei soggetti giovani, è appropriato preferire una biostimolazione cellulare cutanea distrettuale mediante glucosamina solfato, PDRN, PRP e non mediante acido jaluronico esogeno non reticolato per non interferire negativamente con la fisiologia del fibroblasta, del derma.

 

Bibliografia
Varlaro V., Ringiovanimento cutaneo: tecniche terapeutiche ambulatoriali, RiStampa, Cittaducale (Rieti), 2015.

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